28 agosto 2018 | di Nadia Gendre

La lotta per rimettersi in piedi

Dopo essere uscito incolume da operazioni militari e umanitarie, da salvataggi in luoghi impervi, Marc Rousseau è riuscito miracolosamente a sopravvivere anche a un grave infortunio avvenuto sulla pista di rullaggio dell'aeroporto di Ginevra.

Indice

      Marc Rousseau

      Marc Rousseau, appassionato di aeronautica.

      Marc Rousseau è tornato al lavoro il 3 gennaio scorso nelle vesti di ambasciatore della sicurezza. «Fa strano trovarsi ancora in questo luogo, qui dove ho visto la morte in faccia». Il 1 ° agosto 2015 Marc Rousseau, caposquadra dei macchinisti presso dnata Switzerland AG, viene investito da un veicolo adibito al trasporto di container mentre sta compilando alcuni moduli doganali. In quel momento aveva i protettori auricolari per essere isolato dal rumore circostante. Il veicolo gli schiaccia completamente le gambe. Soccorso immediatamente dai vigili del fuoco dell'aeroporto, viene trasportato in elicottero all'ospedale. Perde moltissimo sangue e più volte sfiora la morte. «A quanto pare la mia missione sulla Terra non era ancora conclusa».

      Guillaume Crosiez, Chief Operating Officer presso dnata Switzerland AG, quel giorno lavorava come addetto al trasporto dei bagagli. Ogni tanto lo fa per essere vicino ai suoi collaboratori e per capire meglio eventuali problemi a livello di sicurezza. «Ero lì quando i pompieri hanno soccorso Marc. Eravamo tutti sconvolti nel vederlo in quello stato. Quell'esperienza ci ha insegnato molto. Ho deciso di prendere parte alle indagini della polizia, della Suva e di dnata Monde proprio perché volevo capire la dinamica dell’infortunio».

      Biglietto andata e ritorno per l'inferno

      Coma, terapia intensiva, una sfilza di interventi chirurgici alle gambe (ben 19), dolori lancinanti e anestesie al limite del possibile: Marc Rousseau attraversa veramente l'inferno. Rischia più volte l'amputazione degli arti e le complicazioni si susseguono: un ictus gli causa un'emiparesi momentanea, un'infezione gli devasta gran parte della pelle di una gamba e ha bisogno di un trapianto di cute per rimarginare le lesioni. Infine, come se non bastasse, rischia addirittura la dialisi perché i suoi reni collassano a causa di un bombardamento di antibiotici.

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      Marc Rousseau ha dovuto subire 19 operazioni per salvare le gambe.

      ««Eppure, ogni volta i miei angeli custodi non mi hanno mai abbandonato e alla fine hanno sistemato tutto».»

      Marc Rousseau

      Superare la paura

      Tre mesi dopo l'infortunio, Marc Rousseau viene trasferito alla clinica romanda di riabilitazione di Sion (CRR) dove arriva in barella. Quel poco che rimane delle sue ossa è tenuto insieme da alcuni chiodi. «Nessuno poteva dirmi se sarei tornato a camminare». Tuttavia, le cure riescono a rimetterlo in piedi anche se il suo equilibrio resta precario. Per timore di cadere o di venire urtato praticamente non si muove più dalla sedia. «Avevo una paura folle di perdere le gambe» racconta Marc.

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      Fortunatamente l’équipe del dott. François Luthi riesce a dargli fiducia; il forte senso di coesione tra medico e paziente è un supporto in più nel periodo della convalescenza, così come il fatto di essere circondato da persone con un handicap serio.

      «Ognuno raccontava la propria storia e ci si incoraggiava a tenere duro nonostante tutto. Insieme, abbiamo imparato a superare i nostri limiti sul piano fisico e mentale». Un po' alla volta, riesce anche a vincere la paura e la rabbia. Rabbia, perché pochi mesi dopo l'incidente, scopre che chi lo ha travolto era sotto l'effetto di stupefacenti e che gli era stata già ritirata la patente. «Non è facile trovarsi con un simile handicap e vedere la propria vita sconvolta per questi motivi!».

      Contatto con il mondo esterno

      «Sono rimasto alla CRR per più di un anno e mezzo». E nonostante questo ha sempre mantenuto i contatti con il mondo esterno. I suoi superiori chiedono regolarmente di lui. «Ho ricevuto una mail dal direttore di dnata Monde e da quello di dnata Europe» racconta emozionato. I suoi colleghi fanno una colletta e gli regalano un iPad con dei messaggi personali e un video di augurio di pronta guarigione. «Tutte queste attenzioni mi hanno veramente commosso». Lui ricambia volentieri postando alcune sue foto sulla rete social dell'azienda. Mantenere i contatti lo aiuta a non buttarsi giù di morale e a sentire meno il dolore fisico.

      «Non ho mollato grazie al sostegno di mia moglie, dei colleghi e dei superiori e anche grazie all’atteggiamento positivo del personale curante della CRR. Spero che il mio infortunio possa servire a qualcosa». Proprio per questo motivo il suo datore di lavoro gli ha attribuito una missione particolare, come ambasciatore della sicurezza. «Penso che la direzione del gruppo fosse pronta a prendere questa decisione» si rallegra Guillaume Crozier. La sua storia è un bellissimo esempio da portare nel campo della prevenzione e del reinserimento professionale. Marc Rousseau ha superato veramente le pene dell'inferno e la sua storia può insegnare molto a tanti.

      Il reinserimento professionale è un elemento prioritario per la Suva.

      Reinserimento professionale

      Se gli chiedete quanto è costato il suo infortunio, saprà dirvi la cifra precisa al centesimo, con fatture alla mano. Non solo: saprà anche dirvi il valore della vita e delle persone che l'hanno sostenuto in tutto il suo percorso. «Se al mio fianco non avessi avuto Sandrine, la mia compagna da 25 anni, oggi non sarei qui. La sua pazienza, la benevolenza, l'ottimismo e le sue competenze come infermiera sono stati per me una linfa vitale. Non a caso abbiamo deciso di sposarci. Per quanto riguarda il lavoro, molte persone che non conosco vengono a stringermi la mano. Che bella sensazione tornare in pista... Silenzio, ascoltate: questo è un Boeing 777 - 300ER della Emirates in fase di atterraggio. Lo sentite? Praticamente non fa rumore, è una cosa incredibile.

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